Tra luoghi, memoria e immaginario collettivo esiste una potente alchimia fatta di pagine e parole, una magia innescata e resa eterna da chi, come Dante, ha dedicato la propria vita alla parola scritta e nei secoli ha contribuito a tramandare la narrazione di regioni e territori che oggi vengono riscoperti e visitati anche in chiave letteraria. In quest'ottica la Toscana si presta a essere percorsa seguendo la mappa che il Poeta ha plasmato tra i versi delle sue opere, la Commedia in particolare. Paesaggi e personaggi si stagliano tra le pagine e suggeriscono tanti itinerari da seguire tra le diverse province toscane: il nostro viaggio tra i luoghi di Dante in Toscana parte da Siena e ci conduce a Pisa, seguiteci in questa passeggiata letteraria a cavallo tra pagina scritta e contemporaneità.
Dante a Siena
Partiamo da Siena, città molto presente nelle opere del Poeta, seconda forse, solo a Firenze, l'amatissima città natale. Siena è la città in cui Dante ha vissuto per alcuni mesi, qui ha seguito un percorso di studi e come lui anche suo figlio Pietro. A informarci di questa permanenza è Giovanni Boccaccio: dal suo “Trattatello in laude di Dante" è possibile ricavare, infatti, anche interessanti dettagli e aneddoti, legati alla sua vita. Sappiamo inoltre che Dante intratteneva rapporti epistolari con esponenti del panorama culturale senese, come ad esempio il poeta Cecco Angiolieri, con cui avviò una graffiante tenzone letteraria.
Documenti e tratti biografici a parte, che Dante fosse in qualche modo legato alla città di Siena è evidente soprattutto dalla conoscenza diretta di numerose vicende cittadine che ha riportato nella sua Commedia e che ci riconducono a luoghi e personaggi ben precisi.
Fontebranda e Mastro Adamo da Brescia
“Ma s'io vedessi qui l'anima trista di Guido o d'Alessandro o di lor frate, per Fonte Branda non darei la vista"
(Inferno XXX, vv. 76 - 78)
La prima tappa del nostro itinerario nei luoghi danteschi ci porta alla Fontebranda. Questa imponente fontana medievale che si trova nel territorio della Nobile Contrada dell'Oca è caratterizzata da tre arcate gotiche ogivali sormontate da merli e da una fila di archi ciechi con motivi triangolari. I quattro zampilli leonini che decorano il frontale riportano l'antico stemma di Siena. Oltre che per l'interesse storico e artistico, Fontebranda deve la sua fama soprattutto alla menzione che ne fa Dante nel trentesimo canto dell'Inferno, nella bolgia dei falsari. Qui incontriamo Mastro Adamo da Brescia che, condannato a patire la sete in eterno, si dice disposto a rinunciare all'acqua di Fontebranda, pur di vedere all'Inferno anche i Conti Guidi di Romena. I tre fratelli, Guido II, podestà di Siena nel 1283, Alessandro e Aghinolfo, avrebbero spinto Mastro Adamo a falsificare i fiorini senesi sostituendo tre carati d'oro con altri metalli. Sebbene alcuni dantisti ritengano che la Fontebranda a cui fa riferimento il testo sia quella di Romena, nella Valle del Casentino, in provincia di Arezzo, la fonte senese resta tradizionalmente legata a Mastro Adamo e alla citazione dell'Inferno.
Sovicille e il “Ponte della Pia"
“Ricordati di me, che son la Pia; Siena mi fé, disfacevi Maremma"
(Purgatorio V, vv. 133 - 134)
Con questi celebri versi incontriamo uno dei personaggi danteschi più noti: Pia De' Tolomei. La sua tragica storia ci conduce tra Siena, città natale della donna, a Sovicille, località in cui sorge tuttora il ponte medievale che sormonta il torrente Rosia e collega Siena alla Maremma. L'antica struttura viene tradizionalmente considerata la scena dell'omicidio della nobildonna senese che, ingiustamente accusata di infedeltà da parte del marito, Nello d'Inghiramo dei Pannocchieschi, fu spinta giù dal ponte. La donna, che Dante colloca nel Purgatorio, tra le anime di coloro che morirono di morte violenta, gli chiede di pregare affinché la durata delle sue pene sia più breve. Il “Ponte della Pia" resta oggi avvolto dal fascino misterioso e romantico che ammanta la vicenda rievocata da Dante e che nei secoli si è trasformata in leggenda: si racconta che nelle notti senza luna l'anima della povera Pia continui ad aggirarsi nei pressi dell'antico ponte di pietra manifestandosi come una donna vestita di bianco con il volto velato e avvolta da un lieve chiarore.
Il Poeta in terra pisana
“Questi pareva a me maestro e donne, cacciando il lupo e' lumicini al monte per che i Pisan veder Lucca non sonno"
(Inferno, XXXIII, vv. 28 - 30)
Il trentatreesimo canto dell'Inferno ci porta a Pisa. In questa città Dante soggiornò per quattro anni, a partire dal 1312, dopo aver trascorso un periodo a Genova. E' proprio a Pisa, inoltre, che il Poeta compose “De Monarchia", opera in latino destinata a una cerchia di lettori eruditi.
Tra i riferimenti che punteggiano il testo dantesco, in particolare, i versi 28 - 30, indicano al lettore un luogo ben preciso: il Monte Pisano, quello che separa Pisa e Lucca. E' qui che, non a caso, si trova il “Passo di Dante". I versi della Divina Commedia che definiscono geograficamente questa località sono riportati su una stele di marmo accanto al busto del Poeta e scandiscono ancora oggi il percorso di turisti e camminatori che vi giungono attraversando quei sentieri che un tempo rappresentavano l'unica via di collegamento tra le due città. Meta di appassionati di trekking ed escursionismo, il “Passo di Dante" regala una spettacolare vista su Pisa e sul mare e perpetua il ricordo dell'opera dantesca.
Nella città del conte Ugolino
Pisa è anche la città del Conte Ugolino della Gherardesca, Dante lo incontra proprio nel trentatreesimo canto dell'Inferno, nel cerchio dei traditori.
Sul finire del Duecento il Conte Ugolino, ghibellino, ricopriva importanti cariche nobiliari, era un esponente di spicco della politica cittadina e comandante navale. La sua figura è storicamente legata al tradimento di cui si macchiò nei confronti di Pisa: il Conte, infatti, cedette alcuni strategici castelli cittadini alla nemica Lucca per favorire gli accordi di pace. Questa soluzione, in realtà, non fece che esacerbare la situazione tra le due città e il Conte venne additato come traditore della patria. A peggiorare la sua posizione furono gli attriti con Ruggieri degli Ubaldini, arcivescovo di Pisa e capofazione ghibellino, che rinchiuse il Conte Ugolino con i suoi figli in una torre cittadina.
“Poscia, più che 'l dolor, potè 'l digiuno"
(Inferno, XXXIII, v. 75)
Con quello che viene considerato uno dei versi più famosi della Divina Commedia Dante evoca la tragica fine del Conte e dei suoi figli che nel marzo del 1289 furono lasciati a morire di fame nella Torre della Muda. Stagliandosi in Piazza dei Cavalieri, a Pisa, questa torre ricorda ancora oggi la drammatica vicenda.
Monterufoli: nella terra del Conte Ugolino
La storia del Conte Ugolino ci conduce nell'affascinante Riserva di Monterufoli: questa suggestiva area naturalistica situata nella parte meridionale della provincia di Pisa, a cavallo tra la Val di Cornia e La Val di Cecina, comprende al suo interno la Tenuta di Monterufoli. Immersa in mille ettari di natura incontaminata, tra alberi secolari, affioramenti minerari e vigneti, la Tenuta ha il suo cuore pulsante nel luogo in cui un tempo sorgeva la stazione ferroviaria della miniera di lignite ed è appartenuta alla famiglia Della Gherardesca, diretta discendente proprio del Conte Ugolino, da sempre legato a queste terre.
La proprietà, oggi importante struttura ricettiva immersa nella natura, dispone di tre edifici, la Miniera, le Scuderie e la Casa delle Guardie per un totale di nove camere, una suite e sette appartamenti.
Chi sceglie di fermarsi qui per un week end o magari per una tappa veloce ha l'opportunità di fare una full immersion nel mondo del vino e di scoprire le prestigiose produzioni del territorio: per farlo basterà programmare una visita alla cantina della tenuta dove è possibile degustare etichette premiate e apprezzate come il “Vermentino di Toscana IGT" e il “Poggio Miniera Val di Cornia rosso DOCG", che per l'annata 2013 ha ricevuto i 95 punti della guida vini Doctor Wine 2022.
La Tenuta è anche il punto di partenza ideale per un itinerario alla scoperta della Riserva: gli amanti della natura e delle attività all'aria aperta potranno visitare i vigneti in sella a un'e-bike, mentre gli appassionati di minerali e geologia potranno raggiungere le miniere di lignite e magnesite e le cave di calcedonio a bordo di un fuoristrada.
Celebrata anche dai versi di Dante, la Toscana è una terra di luoghi iconici: da secoli schiude le sue meraviglie e non smette di affascinare lettori e visitatori. Voi avete già scelto il vostro luogo del cuore?