Moscadello DOC, il dolce vino “dimenticato" che rese famosa Montalcino
Un borgo medievale immerso tra le spettacolari colline della Val d'Orcia che sembra uscito da un libro delle fiabe, con la cinta muraria ad abbracciarlo e una possente Fortezza a proteggerlo. Stiamo parlando di Montalcino, un gioiello poco distante da Pienza, famoso per i tesori architettonici e artistici che custodisce nel suo centro storico, ma anche per la produzione del Brunello di Montalcino DOCG, uno dei “principi" dei vini rossi in Italia, oggi apprezzato in tutto il mondo. Tuttavia, è bene sapere che la storia della viticoltura di quest'area della Toscana non è sempre stata legata al Brunello. Anzi, ben prima che questo borgo diventasse famoso per il vitigno a bacca rosso più diffuso nel Belpaese, era un'altra l'eccellenza che godeva di un'ampia notorietà e conquistava gli estimatori. Si tratta del Moscadello di Montalcino, di cui oggi ripercorreremo la storia insieme a Emanuele Nardi, enologo delle Tenute del Cerro, alla scoperta di ciò che lo lega al territorio e delle sue caratteristiche inconfondibili.
Storia e origini del Moscadello
Fino alla fine dell'Ottocento il borgo medievale di Montalcino era conosciuto per le sue uve bianche. “Il Moscadello è il primo vino che ha reso noto questo luogo" inizia a raccontarci l'enologo Emanuele Nardi. “Ci sono delle testimonianze storiche del '600 che citano la coltivazione di moscato bianco a Montalcino, e altre ancora precedenti. “Oggi è una piccola produzione, che conta di circa una decina di aziende" prosegue “ma un tempo quello che viene anche definito come “il dolce nettare" di Montalcino poteva vantare di una produzione più consistente ed era decantato da scrittori, artisti e studiosi."
Nel 1540, infatti, in una lettera inviata da Venezia a un amico, lo scrittore Pietro Aretino ringrazia per il dono di “un caratello di prezioso, delicato Moscadello, tondotto, leggiero e di quel frizzante iscarico che par che biascia, morde e trae di calcio, parole che parrebbon la sete in su le labbra". Nel corso dei secoli, questo vino conquistò sempre più estimatori, anche al di fuori dei confini italiani, arrivando perfino a Londra. Nel 1685 il medico-poeta Francesco Redi, decantava “Del leggiadretto/del sì divino/Moscadelletto/di Montalcino" nella sua opera Bacco in Toscana in onore ai migliori vini della sua terra, sulle orme gioiose dei vecchi ditirambi ellenici. Infine, il celebre Ugo Foscolo, in uno dei salotti mondani che frequentava durante il suo soggiorno fiorentino, incontrò la nobildonna senese Quirina Mocenni Magiotti, con cui ebbe una storia d'amore. Di lei scriveva, in una lettera indirizzata ad un amico, datata giugno 1813: “mi regala starne e beccacce sanesi, e panforte, e parecchi fiaschetti di Montalcino".
Grazie alla sua inconfondibile dolcezza, il Moscadello era un vino molto amato, ma la sua ascesa fu “interrotta" a causa di alcune malattie (oidio, peronospora, fillossera) che colpirono i vitigni a metà del XIX secolo fino agli inizi del Novecento, portando a termine il secolare ciclo delle vecchie moscadellaie. I viticoltori decisero di abbandonarono la coltivazione di questa varietà di uve per far posto a quelle del Sangiovese, con cui si produce il prezioso Brunello, oggi re dei vini del territorio, finendo per relegare il Moscadello a una piccola produzione.
Il legame tra il Moscadello e Montalcino
C'è un legame unico tra Moscadello e il suo territorio di produzione. “Questo vino è a base di moscato bianco, ed è diventato così famoso in passato proprio perché Montalcino è un luogo particolare" spiega l'enologo. “Ciò che fa la differenza sono le specifiche condizioni di coltivazione che si riscontrano qui. È una zona calda, secca, con una buona ventilazione, quindi alcune tipologie di uve, quali quelle a vendemmia tardiva, trovano delle condizioni ottimali".
Si tratta di uve, come spiega Emanuele Nardi, che vengono raccolte più tardi rispetto a quanto avviene normalmente. “Qui a Montalcino un vitigno come il moscato arriva a maturazione durante i primi giorni di settembre, poi si aspetta un mese e si va a raccogliere le uve i primi di ottobre. Nel frattempo, gli acini si disidratano e si assiste a una concentrazione di zuccheri, di acidi e di aromi", che rendono questo vino unico e inconfondibile.
Moscadello di Montalcino DOC: le caratteristiche di un vino “sublime"
“Il Moscadello viene prodotto in tre versioni: il Frizzante, il Tranquillo (un classico bianco fermo) e a Vendemmia Tardiva", ed è proprio quest'ultimo che mostra le caratteristiche organolettiche più interessanti. Alla vista, si presenta giallo paglierino tenue nel tipo frizzante, che tende a divenire più scuro nel tipo tranquillo e ad assumere un caratteristico giallo dorato nell'ultima variante. “Come avviene con il vino che si ottiene dall'appassimento, è un'esplosione di gusto e di sapori" spiega l'enologo. Il risultato è un prodotto dal colore dorato intenso, che “ha un inconfondibile naso da moscato, con note persistenti floreali e fruttate e un gusto morbido, dolce, concentrato, sorretto al contempo da una buona acidità. Un vino semplicemente sublime".
Oggi il Moscadello di Montalcino DOC viene prodotto in 50.000 bottiglie da pochi appassionati viticoltori. Le sue uve vengono lavorate secondo un rigido disciplinare, che tutela tutte le fasi di produzione, dalla raccolta fino all'affinamento. Infatti, il 13 novembre del 1984 questo vino ha ottenuto la DOC, per cui può essere imbottigliato solo nella zona di produzione, il Comune di Montalcino, ed è valorizzato dal Consorzio del Brunello.
Come abbinare il Moscadello di Montalcino DOC
Il Moscadello di Montalcino trova la sua collocazione naturale a fine pasto: il Frizzante e il Tranquillo sono da consumarsi giovani, mentre quello a Vendemmia Tardiva esprime il meglio di sé con il passare degli anni, dimostrando tutta l'indole avvolgente di un vino passito. Qualunque sia la tipologia, si tratta comunque di un vino dolce, “decisamente da dessert, quindi perfetto per concludere il pasto. Si sposa bene anche a dolci complessi e a base di creme, ma io consiglio di abbinarlo alla pasticceria secca, quindi biscottini, crostate, oppure con i dolci tradizionali della provincia di Siena, come un buon cantuccio o anche il panforte". Trattandosi di un vino di carattere, si presta ad accompagnare anche formaggi erborinati, foie gras e crostini di fegatelli toscani.
La realtà produttiva de La Poderina
Oggi sono pochissime le realtà produttive che preservano l'antica tradizione legata al Moscadello, anche perché, come spiega l'enologo, queste uve hanno una resa ettariale estremamente bassa. Tra queste eccellenze, c'è la Poderina, situata a Montalcino, nella zona di Castelnuovo dell'Abate, area nota per la particolare eleganza ed equilibrio delle sue uve, tra cui quelle del moscato bianco. Grazie a una filosofia aziendale che crede nell'innovazione al servizio della tradizione, oltre al pregiato Brunello di Montalcino DOCG, al “Poggio Abate" Brunello di Montalcino Riserva DOCG e al Rosso di Montalcino DOC, qui si produce il Moscadello di Montalcino DOCG, esclusivamente a Vendemmia Tardiva.
Chi visita la Tenuta può approfondire la sua conoscenza prenotando una visita in fuoristrada ai vigneti con l'accompagnamento del nostro agronomo oppure provare l'esperienza unica di una degustazione direttamente in bottaia, per scoprire i sapori del territorio e lasciarsi avvolgere dalla dolce eleganza del Moscadello e delle altre eccellenze che Montalcino ha da offrire.