Sono il simbolo della convivialità, protagonisti indiscussi del fine pasto, accompagnamento blasonato della tavola delle feste: parliamo dei vini passiti. Tradizionalmente definiti vini da dessert, grazie alle spiccate note di dolcezza esprimono grande carattere anche in abbinamenti inediti e sono in grado di valorizzare gli aromi e i sapori di aperitivi e secondi.
La tradizione enoica dell'Italia centrale offre una gamma di passiti apprezzati in tutto il mondo, li scopriamo in questa mini guida ai vini dolci di Toscana e Umbria più famosi.
Cosa contraddistingue un vino da dessert?
Perché un vino possa essere definito dolce deve contenere una quantità di zucchero superiore a 45 grammi per litro, una caratteristica che incontra la maggior parte degli abbinamenti con le tradizionali portate che concludono il pranzo.
Questo tipo di vino è definito anche “passito", non a caso viene ottenuto dalla vinificazione di uve appassite: ultimata la vendemmia i grappoli destinati a questo particolare procedimento trovano la propria collocazione su graticci che vengono riposti al caldo, in ambienti secchi caratterizzati da una buona aerazione.
In questa fase gli acini vanno incontro a disidratazione naturale, un processo cruciale, che determina il grado zuccherino del prodotto finale. Ultimata la fase dell'appassimento, che può durare diversi mesi, si procede alla pigiatura, seguita dalla fermentazione e dall'affinamento in legno.
La vinificazione dei passiti è un vero e proprio rito, cuore pulsante di una tradizione che dal vigneto passa in cantina e si rivela in tavola per tradurre in sapore la storia produttiva del territorio e scandire i momenti in compagnia.
Non ci resta che scoprire i passiti toscani e umbri più famosi e i luoghi in cui degustarli o acquistarli.
Vini dolci tra Toscana e Umbria
Il Vinsanto
E' uno dei passiti che parla di Toscana nel mondo. Protagonista di quello che è da sempre considerato il connubio perfetto tra vino e dolce, nasce nel cuore della provincia di Siena, nel territorio di produzione del Chianti: parliamo del Vinsanto.
È tra i vini da dessert italiani più famosi e viene ricavato da un mosto zuccherino ad alta gradazione alcolica ottenuto a sua volta dall'appassimento di uve Trebbiano Toscano e Malvasia Bianca.
Si contraddistingue per il suo inconfondibile profumo fruttato e per il sapore denso e dolce con freschezza persistente.
La tradizione religiosa all'origine del nome
Le origini del nome di questo vino così speciale ci portano indietro di parecchi secoli e, sebbene vengano associate a un'aneddotica piuttosto varia, di base tutte confluiscono su una matrice religiosa.
Tra le varie tradizioni giunte fino a noi, ad esempio, ce n'è una che fa risalire il Vinsanto all'epoca paleocristiana, quando con questa denominazione si faceva riferimento al vino usato per la celebrazione del rito eucaristico. Questa ipotesi è giunta intatta fino a noi e non si discosta molto da quella che pone all'origine del termine “Vinsanto" la concomitanza tra le fasi produttive del vino e le principali feste del calendario liturgico cristiano.
Il Vinsanto di Fattoria del Cerro
Assaporare questo vino dolce significa regalarsi una full immersion nei sapori e nelle atmosfere della provincia di Siena: il modo migliore per farlo è programmare una tappa a Fattoria del Cerro, in località Acquaviva di Montepulciano, magari prenotando una visita in cantina con degustazione.
Gli amanti dei passiti si lasceranno conquistare dal Vinsanto di Montepulciano DOC prodotto in Tenuta: questo vino, premiato con i 90 punti del Wine Critic per l'annata 2016, è riconoscibile all'olfatto per le note di albicocca, pesca, fico ed erbe secche e per il suo sapore dolce che si esprime al meglio non solo negli abbinamenti classici, come con i tradizionali cantucci toscani, ma anche in accostamenti inediti con formaggi di capra stagionati, erborinati e foie gras.
Il Moscadello DOC di Montalcino
Sebbene il suggestivo borgo medievale di Montalcino sia da sempre sinonimo di Brunello, esiste un vino antico ed egualmente pregiato che ha regalato lustro a questo territorio: il Moscadello DOC.
E' ricavato da uve Moscato bianco che proprio a Montalcino trovano il connubio perfetto tra condizioni climatiche e terreno di coltivazione: il caldo secco e una buona ventilazione, infatti, sono l'ideale per le uve a vendemmia tardiva.
Il Moscadello a Vendemmia tardiva rivela caratteristiche inconfondibili come il gusto dolce e armonico e gli intensi sentori di frutta secca e miele che conquistano l'olfatto.
E' la scelta ideale quando si portano in tavola formaggi molto stagionati, piatti a base di foie gras o i tradizionali crostini di fegatelli tosca
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Storia e curiosità
Presente nella storia del territorio di Montalcino già dal Seicento, il Moscadello vanta diverse menzioni celebri: a decantarne la dolcezza sono stati lo scrittore Pietro Aretino, il medico e poeta Francesco Redi e Ugo Foscolo.
Prima che i vigneti di Moscato bianco venissero colpiti da una serie di malattie tra metà Ottocento e gli inizi del Novecento e i viticoltori scegliessero di dedicarsi in massima parte alla lavorazione delle uve Sangiovese, il Moscadello era il vino di Montalcino per antonomasia, il primo ad aver regalato fama al piccolo borgo medievale in provincia di Siena.
Le uve Moscato bianco, da cui ancora oggi si ricava, vengono lavorate da una piccola compagine di aziende nel rispetto del rigoroso disciplinare che il 13 novembre 1984 ha conferito al Moscadello di Montalcino la prestigiosa DOC.
Il Moscadello di Montalcino DOC Vendemmia tardiva
Viaggiare sulle tracce di vini e vitigni significa entrare in contatto con la magia produttiva di un territorio: la scoperta di Montalcino attraverso il sapore del Moscadello regala un'esperienza inedita.
Il luogo ideale per farlo è la La Poderina. Questa tenuta a Castelnuovo dell'Abate è immersa nello splendido paesaggio agricolo riconosciuto Patrimonio dell'Umanità dall'Unesco e permette di regalarsi una visita con degustazione in cantina per scoprire tutte le fasi produttive del pregiato e raro Moscadello di Montalcino DOC Vendemmia tardiva che per l'annata 2015 ha conseguito importanti riconoscimenti tra cui i 92 punti del Cernilli Doctor Wine.
Il Montefalco Sagrantino passito DOCG
Tra i vini da dessert italiani più amati, non c'è solo il classico passito toscano, ma un'altra regione del centro Italia si distingue per la qualità della sua offerta. Prodotto esclusivamente da uve Sagrantino, un vitigno autoctono dell'Umbria, il Montefalco Sagrantino passito DOCG è un vino molto apprezzato, contraddistinto da un inconfondibile colore rosso rubino intenso.
Delicato e fruttato all'olfatto, presenta un gusto dolce e pieno, con una leggera sensazione tannica iniziale.
Ha un'ottima persistenza e si armonizza alla perfezione con frutta secca, Strudel e torta al cioccolato.
Degustare il Sagrantino passito nella Tenuta di Còlpetrone
Una passeggiata nelle terre del Montefalco Sagrantino passito DOCG ci porta nel cuore di un'area collinare famosa per le suggestive atmosfere che i vigneti di Sagrantino creano in autunno, quando il foliage tinge di rosso il paesaggio e regala panorami mozzafiato che si estendono a perdita d'occhio.
Nel cuore di questo territorio sorge la Tenuta di Còlpetrone, una delle più importanti realtà produttive del comprensorio della DOCG di Montefalco. Qui, non lontano da Spoleto, Orvieto e Perugia, è possibile osservare da vicino la produzione di questo vino prezioso e apprezzare aromi e sentori, circondati dalle splendide atmosfere della campagna umbra.
Una visita alla cantina della Tenuta offre anche l'occasione per degustare le altre etichette prodotte, tra cui il “Sacer" Montefalco Sagrantino DOCG, Gold Medal Mundus Vini 2010, il Montefalco Rosso DOC, che per l'annata 2016 ha ricevuto i 91 punti di Suckling e Cernilli e il “Memoira" Montefalco Sagrantino DOCG, a cui per l'annata 2013 James Suckling ha attribuito 93 punti.
Pregiati, dolci e versatili: i vini da dessert italiani sono espressione di territori e tradizioni che giungono da lontano e portano fino a noi sapori e aromi senza tempo, voi avete individuato il vostro preferito?